Eroismo di Padoan Il ministro dell’Economia Padoan ha rifilato uno schiaffo al sindacato con il coraggio della disperazione. Egli ha ragione da vendere: la concertazione ha fallito, peggio: ha compromesso lo sviluppo stesso del Paese. Ma l’avete sentita la Cgil a Congresso in questi giorni? Sostiene che se non si concerta con i sindacati non c’è democrazia e badate, che è già un passo avanti quello fatto. Il segretario Camusso ha contestato lo sciopero generale come mezzo di lotta. Il sindacato tedesco respingeva lo sciopero generale nel 1905. La Cgil nel 2014. Sempre meglio la concertazione, comunque, che la dittatura del proletariato, se non fosse che la Cgil intende la concertazione come la dittatura. Per cui il governo entra con un provvedimento in commissione lavoro e trova tutti i deputati provenienti dalla Cgil parte della detta Commissione, intenti a modificarlo, secondo il dettato di Corso d’Italia. Il divertente è che la Cgil rifiuta ogni commistione le venga addebitata. In Commissione Lavoro gli ex cgiellini sono titolati a starci, piuttosto chi non è stato iscritto alla Cgil, non ha mai lavorato in vita sua, non ha competenze, ovvio. Meno male che c’è il ministro Padoan a cantargliele. Se non fosse che quelli, ora, gliele suoneranno, non solo perché il Pd ha eletto nelle sue fila più cgiellini di quanti gabbiani ci sono sui tetti di Roma, ma perché il governo di cui Padoan fa il ministro, è destinato a smontarsi da sé. La principale contraddizione del governo Renzi, finirà con il travolgerlo. La sua maggioranza è eterogenea, dispone di un accordo fondamentale con una parte dell’opposizione sulle riforme per andare avanti, e questo accordo prevede di varare una legge elettorale che rinforza ed irrigidisce il bipolarismo. Accadrà che Casini e Alfano lasceranno l’alleanza con Pd ed il Pd, se non vuole perdere mestamente come accadde a Veltroni nel 2007, dovrà allearsi con la sinistra radicale, gli spartani di Tsipras o chi per loro. Soggetti convinti dell’eccessivo moderatismo della Camusso. Piuttosto vorrebbero Landini con i poteri di andare a prendere in America Marchionne e riportarlo in catene in Italia. Possiamo a breve prepararci a salutare il ministro Padoan e con lui Renzi. A meno che la Corte Costituzionale venga loro in soccorso, ad esempio, esaminando il ricorso contro lo sbarramento al 4 per cento delle elezioni europee. Se quello sbarramento fosse ritenuto illegittimo, come è, la sentenza sarebbe destinata a far scuola anche per la legge elettorale delle prossime politiche. Renzi e Alfano, ma anche Berlusconi, dovrebbero sbrigarsi a convincersi che con un sistema elettorale bipolare maggioritario, magari a doppio turno, nessuno di loro si ritroverà un domani al governo. Semmai vincerà Grillo, o una sinistra in cui il premier lo sceglie la Cgil d’intesa con Tsypras. Berlusconi, invece, non vince nemmeno se rimettesse tutti insieme Alfano, Casini, la Lega e pure Giorgia Meloni. Con il vertice del partito ricoverato negli ospedali del Libano e guardato a vista dai militari di Hezbollah, lui stesso, ai servizi sociali, l’impresa sarebbe impossibile ad un Titano, figurarsi a Marina. La politica italiana ha bisogno di una trasformazione profonda, quella che il bipolarismo coatto non ha saputo dare. Roma, 12 maggio 2014 |